Parliamo di..SEYCHELLES

Parliamo di..SEYCHELLES

Rifugi chic per naufraghi contemporanei

Il New York Times l'ha battezzata "boutiquefication". È l'ultima evoluzione dell'hôtellerie che punta sempre di più sui piccoli alberghi di grande gusto. Strutture raffinate dove gli investimenti si concentrano su design, benessere, tecnologie e servizi personalizzati. Questa idea di hotel perfetto trova la sua realizzazione nell'arcipelago di Seychelles. Centoquindici isole, una ventina attorno alla principale, Mahé, con una natura perfettamente conservata (quasi il 50 per cento del territorio è parco naturale), risparmiate da villaggi e albergoni che invece hanno deturpato il volto del sudest asiatico e di alcune isole dei Caraibi.

 

Il patrimonio di foreste e spiagge è salvaguardato, infatti, da una rigida politica del Ministero del turismo (le costruzioni non devono superare l'altezza della vegetazione che le circonda) che ha deciso di puntare sui micro-resort, hotel dalle dimensioni ridotte, pensati per chi ama la natura, il relax e la privacy assoluta.

 

UNA TERRAZZA SUL MARE 
Come avviene sull'isola di Praslin, scelta come rifugio tropicale da molte star e artisti celebri, primo fra tutti Giorgio Armani. Qui, ad Anse la Farine, in una zona in cui non ci sono collegamenti stradali con il resto dell'isola, si trova il New Emerald Cove. Ci si arriva in dieci minuti, ma solo con la barca da Baie Sainte-Anne. Poche camere accoglienti e la barriera corallina proprio davanti alle stanze, per immersioni e snorkeling in compagnia degli istruttori del centro diving.

Ospitalità a numero chiuso anche quella del Village du Pecheur, un boutique hotel con poche camere in stile tropicale nell'angolo più bello della Côte d'Or, e dello Château de Feuilles: solo nove stanze dove possono soggiornare al massimo quei 20 fortunati clienti che hanno prenotato con largo anticipo. Ricavato da un'antica dimora, è circondato da un giardino tropicale che s'insinua tra giganteschi massi di granito. E a chi desidera una fuga ancora più radicale viene proposto di trascorrere una giornata in assoluta solitudine sull'isola deserta di Grande Soeur, un arco di sabbia bianca chiuso dalle rocce, con un palmeto verdissimo alle spalle.

Via dalla pazza folla... è la parola d'ordine sull'isola di La Digue. Lunga cinque chilometri e larga tre e mezzo, è bandita alle auto. I soli mezzi con cui è permesso girarla sono le biciclette e qualche carro trainato da buoi. Qui vale la pena soggiornare allo Château Saint-Cloud, ad Anse Réunion, hotel ricavato dalla casa padronale di una piantagione di vaniglia. Le stanze, soltanto undici, si affacciano sulle colline, e regalano una rilassante immersione nel verde e nei profumi tropicali.

 

ISOLE PRIVATE, PER DORMIRE A PICCO SUL MARE
L'emozione di una vacanza di charme, ma alla Robinson Crusoe, si vive anche nelle isole dell'arcipelago in cui esiste un solo albergo, come Bird Island, Cerf Island, Round Island. O Silhouette Island, a meno di un'ora di barca veloce da Mahé, dove si trova solamente il Labriz. Questo resort propone ville arredate con tocchi di design contemporaneo, un centro diving, una spa con trattamenti a base di prodotti locali, e ristoranti con cucine da tutto il mondo, per un tour gastronomico che va dal sushi giapponese alla tartare francese, agli spaghetti, preparati a regola d'arte dallo chef italiano. Una curiosità: il Labriz impiega una parte dei proventi per progetti a difesa della natura e per migliorare le condizioni di vita della popolazione locale (sull'isola vivono un centinaio di persone), costruendo case e infrastrutture.

Anche il Cerf Island Resort si raggiunge in barca da Mahé. All'arrivo, si trovano solo dodici ville sul mare, una grande piscina e la possibilità di un massaggio a base di oli profumati per rigenerare la pelle dopo il mare e il sole.
In volo si raggiunge invece il Desroches Island Resort, venti suite con terrazza in una delle isole più remote e incontaminate dell'arcipelago delle Amirantes. Ancora più piccolo ed esclusivo il Cousine Island Resort. Per raggiungere da Mahé una delle sue quattro ville in stile coloniale, nascoste tra le palme, occorre l'elicottero. Un indirizzo riservato a chi si sente un naufrago contemporaneo. E che nelle poche stanze appollaiate tra le rocce di granito o a picco sul mare sente di avere trovato il proprio paradiso privato.

 

POLPO AL COCCO E CERNIA ALLO ZENZERO 
Per apprezzare la gastronomia locale bisogna svegliarsi presto e fare un giro tra le bancarelle del mercato di Victoria, la capitale delle Seychelles, sull'isola di Mahé. Non aspettatevi qualcosa di grande e animato: qui le dimensioni sono davvero ridotte. Ma, in compenso, la qualità e la freschezza delle materie prime, soprattutto il pesce e i crostacei, non temono confronti. Impossibile non sentire il profumo intenso dell'oceano che viene da cernie, barracuda, tonni, marlin. Le acque delle Seychelles sono tra le più generose del mondo, un paradiso per la pesca d'altura, al bolentino, notturna o alla mosca. Il governo cerca di preservare questa ricchezza con divieti molto rigidi nelle zone dei parchi marini, proteggendo le specie a rischio di estinzione. Una politica di difesa dell'ambiente a lungo termine, che permette agli chef dell'isola di offrire sempre pesce freschissimo e stagionale. Il genere surgelato qui non esiste. Basta andare Al Mare, ristorante sulla popolare spiaggia di Beau Vallon, a Mahé, per gustare uno dei piatti tradizionali, il curry au lait de coco, ovvero il polpo fresco al latte di cocco. Meglio ancora se prenotate i tavoli sulla grande terrazza, quelli affacciati sulle isole Silhouette e North. Gusto e vista saranno totalmente soddisfatti.

 

Il pluripremiato Marie Antoinette, ristorante ricavato in una casa creola dell'Ottocento, propone spesse bistecche di tonno cotte nel burro all'aglio, immerse in una salsa di chili e servite con riso, pomodori e cipolle verdi. All'Anse Soleil Café si mangia sulla spiaggia a piedi nudi. Pochi tavoli a due passi dal mare e un menu in cui le infinite varietà di pesce passano dall'oceano direttamente in pentola: cernie, pescespada, squali, pesci pappagallo, polpi e calamari. Le ricette sono semplici, alla griglia, accompagnate da insalate di cuori di palma, carnosi e freschissimi, serviti a fettine e conditi con lime, sale e pepe. Ma la migliore cucina di pesce è certamente quella di Chez Batista, affacciato su Anse Takamaka. Anche questo è un locale rustico, con la sabbia a fare da pavimento, tavoli e sedie di legno. Il piatto forte? Il barbecue di pesce, accompagnato con salsa di peperoni e zenzero.

 

Anche a Praslin, sulla spiaggia di Anse Lazio, si può mangiare senza dover staccare gli occhi dal mare e i piedi dalla sabbia. Sulla baia, che per l'acqua turchese è considerata una delle dieci migliori nel mondo, si trova il Bonbon Plume. Costruito solo con materiali naturali, offre una cucina saporita, con gamberoni saltati al burro di aglio, scampi grigliati e insalata di frutti dell'albero del pane. Si può concludere con un dolce di frutta, la daube alla banana, una salsa zuccherosa servita in cialde.

  

Sotto il segno del pwason, il pesce, anche la cucina di Kot Babi, locale senza pretese sulla spiaggia di La Digue. Il cuoco, Babi, propone piatti che dipendono dal bottino giornaliero dei pescatori. Si può partire con un antipasto di marlin affumicato e poi passare al curry di pesce, a base di cernia, dentice e tonno, a cui Babi aggiunge sapientemente cipolle, zenzero, aglio, curry. Il tutto viene servito nel guscio di una noce di cocco e accompagnato da riso e chatini, le mostarde agrodolci e piccanti a base di mango o papaya.

 

Da non perdere, all'ora di pranzo, le omelette al gusto di mare, il pesce in salamoia e le aragoste alla griglia che vengono servite sulla terrazza del ristorante di Patatran Villa, una guesthouse con villette tra le palme, ad Anse Patate. Ottima anche la frittata di uova di sterna (uccello marino) e il kari disef swazo, con uova di sterna, cipolle, curry, zafferano, tamarindo e zenzero. Annaffiano il pasto birra fresca e chiara, il calou, latte di cocco fermentato, il bacca, succo di canna da zucchero fermentato. E per finire in bellezza, un bicchierino di rum, aromatizzato al limone o alla vaniglia, oppure di Coco d'Amour, una crema al latte di cocco, dolce e leggermente alcolica.