SALINA fascino eoliano

SALINA fascino eoliano

 

Antica, bucolica, per chi non ne può più di locali glam, Salina, Patrimonio dell’Unesco e riserva naturale dal 1981, è un luogo dell’anima che sembra uscire dalle pagine di un romanzo, più che una destinazione turistica. Così diversa dalla mondana Panarea, da Alicudi e Filicudi, remote e radical-chic; da Lipari, che qui è come dire la città. Ma anche dalla sulfurea Vulcano, con le spiagge nere, e Stromboli, inquietante, che sputa lapilli, lava bollente a tagliare il fianco della montagna. 

 (Articolo tratto da Dove Viaggi, Giuliana Gandini)

  

 A Salina non ci sono boutique, ma mercerie ed empori, si va in barca con i pescatori o a caccia di polpi nelle calette di ciottoli. Un piccolo continente in cui si passa dal costume da bagno alla giacca a vento in un saliscendi di strade e curve continue, che fanno sembrare enormi le distanze di questo “scoglio” di appena 27 chilometri quadrati. Ci si sente un po’ esploratori, arrampicandosi lungo una ventina di sentieri panoramici accompagnati dal volo di innumerevoli specie di uccelli, come il falco della regina che arriva dal Madagascar e nidifica sul Pizzo del Corvo: tra grovigli di fichi d’India, capre selvatiche. Si sale sui due vulcani estinti, Monte dei Porri e Fossa delle Felci, la cima più alta dell’arcipelago, quasi mille metri, avvolti nei profumi inebrianti delle essenze. 

  

A Salina non ci sono grandi spiagge di sabbia, ma calette con ciottoli, scogli protesi nell’acqua azzurra dove sdraiarsi al sole, da raggiungere lungo sentierini o soltanto in barca. Da Santa Marina, dove attraccano traghetti e aliscafi, la litoranea scende per due chilometri fino alla frazione di Lingua, all’estrema punta sudorientale, la riviera dell’isola, con il laghetto salmastro a cui Salina deve il nome e da cui si estraeva il sale usato per la conservazione dei capperi e del pesce. 

Si affaccia sulla spiaggia di sassi e l’acqua trasparente, il caffè Da Alfredo, tappa irrinunciabile, che dal 1970 prepara le granite più buone del mondo, con pezzi di fichi, mandorle, more di gelso freschi, e piccoli capolavori come il pane cunzato farcito di pomodorini, alici sott’olio, cipolle rosse, capperi e ricotta salata.
 
La nostra proposta per Salina è alla locanda Capofaro
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"Una locanda circondata da filari affacciati sul mare, dove si produce la Malvasia, vino tipico dell’isola."

 

Malfa è una borgata affascinante, in cui le stradine che si districano per tutta l’area incorniciano edifici storici di grande valore culturale e artistico. Tra questi spicca la chiesa di Sant’Anna, costruita nel Settecento e arricchita, al suo interno, da dipinti e sculture; caratteristica è la chiesetta di San Pietro, raggiungibile solo attraverso una vecchia stradina scoscesa e pavimentata con pietre squadrate antiche.

 

  

Risalendo verso Malfa, dall’aria di campagna, dove le case non sono tutte bianche come a Panarea, ma rosa e giallo sbiadito, si arriva a Pollara, sulla costa occidentale, tra i luoghi più suggestivi delle Eolie, annidata in un cratere vulcanico, di cui una parte è sprofondata tra le onde. Dalla spiaggia, chiusa da una parete di roccia a strapiombo sul mare, lungo una scalinata si arriva alla località Le Balate, sorta di piazza di mare chiusa ad anfiteatro dagli antichi magazzini scavati nella roccia e diventati case di pescatori. È nascosta qui la Casa del Postino, dalla facciata rosa sbiadito, location dell’ultimo capolavoro di Massimo Troisi. Di fronte, il grande arco naturale del Perciato, con le grotte in cui i pescatori ricoveravano le barche. 



I nuotatori possono spingersi fino al Faraglione, punta emergente di una secca intorno a cui si fa snorkeling. Il must è il tramonto, con il sole che si tuffa in mare accanto a Filicudi e Alicudi. 

A Malfa si può visitare Palazzo Marchetti, una bella villa d’inizio Novecento, che ospita eventi culturali. Alle spalle, il Museo dell’Emigrazione Eoliana, in cui si conservano le testimonianze che hanno segnato il tragico esodo dall’isola alla fine dell’Ottocento, quando la fillossera distrusse tutti i vigneti (tel. 090.98.44.372, lun.-sab. 10-13). Vigneti di malvasia rigogliosi, a perdita d’occhio, annunciano invece sulla strada per Santa Marina , in prossimità del faro da cui prende il nome, lo spettacolare resort Capofaro , della famiglia di produttori di vino Tasca d’Almerita. Affacciate sui filari, le antiche case eoliane ospitano una ventina di camere raffinate. Si può scegliere il relax nella piscina blu cobalto, l’aperitivo ai tavolini all’aperto, il bagno alla spiaggetta raggiungibile con una stradina. 




Santa Marina
 si dà arie da capitale il vecchio borgo con la piazzetta dominata dalla chiesa, via Risorgimento, pedonale, vivacissima in estate quando i negozi restano aperti fino a tarda sera. Si affacciano qui anche le rare botteghe, come Sud-Est: cotone e lino per camicie e caftani, argenti lavorati a mano, artigianato creativo. Mentre da Salina Casa si trovano ciotole, piatti, oggetti per arredare una dimora in stile mediterraneo. Da non perdere le strepitose cassate e i cannoli della pasticceria Matarazzo (via Italia 9, tel. 090.98.43.000), ma anche lo shopping gastronomico al Carpe Diem, con una ricca scelta di Malvasie, capperi, cucunci (il frutto del cappero sfuggito al raccolto), marmellate e conserve. 

A pochi passi dal porticciolo di Santa Marina c’è la fila dalle prime ore del mattino alla Pescheria ‘A Lampara per accaparrarsi cascate di gamberi, ricciole, lampughe, cernie scaricate dalle barche dei pescatori. A bordo di alcune, si può trascorrere una mezza giornata al mare, al mattino per la pesca alla lampuga e la sera, dalle nove a mezzanotte, ai totani, ma solo se non c’è luna. Il bottino finisce in tavola, preparato dal cuoco di bordo, per una cena sotto le stelle...